domenica 20 marzo 2011

ANTONIO IADICICCO- CAPITAN CORAGGIO…instant book del 1994- Edit. Redazione Aperta


 

CAPITAN CORAGGIO ...

Berlusconi e Bossi al potere nel 1994


Editoriale Redazione Aperta


 


 


 


 


 


 


 


 

Dicembre 1994

Copyright Redazione Aperta

Portico Litti – ANAGNI


 

Proprietà letteraria riservata


 

INIZIO DELLA SECONDA REPUBBLICA ITALIANA ????

Perché scrivi? Me lo chiedono spesso Adele, Angela e Serena. Per trovare un significato divertente al bombardamento dei mass-media.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Antonio Iadicicco – Capitan Coraggio ---1994

I riferimenti a persone , a fatti e località sono a volte verosimili , altre volte veri , in alcuni casi inventati.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Antonio Iadicicco – Capitan Coraggio …1994

«Amor mi mosse, che mi fa parlare>. (Dante, Inf. II, 72)

 

Se il vostro telecomando insiste con moto apparentemente involontario nel sintonizzare il TG di Emilio Fede cominciate a preoccuparvi. Se poi le tesi del suddetto vi appaiono convincenti è arrivato il momento di premere il pulsantino di spegnimento, in genere è rosso, prendere questo libro e rinfrescarsi un po' le idee su quello che è accaduto durante i primi sette mesi di interregno tra la prima e la seconda repubblica.

Il Capitan Coraggio del titolo non ha niente a che vedere con il più famoso "Capitani coraggiosi" di R. Kipling. Questi, come è noto, viene considerato il profeta letterario del capitalismo buono, che porta grandi guadagni, ma anche e soprattutto sviluppo sociale ed economico.

I suoi personaggi, in questo come in altri racconti, sono buoni e generosi ma anche dotati di grande senso pratico, inventiva e spirito di iniziativa, insomma capitalisti dal volto umano che non hanno occhio solo per il proprio conto in banca ma anche per il bene della comunità nella quale vivono. Agli antipodi dei "Capitani coraggiosi", peraltro molto rari, si

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trova il nostro "Capitan coraggio" che mi riesce difficile immaginare semplicemente come una persona fisica. Questo strano capitano è una specie di allegoria del capitalismo piagnone nostrano che da una parte predica le qualità salvifiche del liberismo selvaggio mentre dall'altra si da da fare per ottenere finanziamenti pubblici o consistenti sgravi fiscali.

Se poi questa visione strumentale e miope dell'economia viene utilizzata anche alla gestione politica del Paese la frittata è fatta, si salvi chi può !

Il Paese reale, quello che i sondaggi più o meno «Pilo-tati» non riescono ad inquadrare, è costretto a tornare sulle piazze, centinaia di miliardi vengono bruciati dallo sciopero generale e dalla speculazione internazionale a causa di qualche falco che vuole mantenere alta la pressione della pentola. Ma non è questa la sola perla del "nuovo che avanza".

Per chi avesse la memoria corta, Antonio Iadicicco ne ha pennellate molte, fissandole pagina su pagina. In alcuni punti del libro, come la descrizione degli avvenimenti nel

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periodo dei mondiali di calcio, sembra di leggere un racconto surreale, è la faccia di Emi-lio Fede, brutta copia del Grande Fratello, a ricordarci che purtroppo è tutto vero, che si é persa una grande occasione di rinnovamento e che ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima che si possa veramente ricominciare tutto da capo.

FRANCO CECCONI

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PRESENTAZIONE

 

Scorrendo questo libro, si è favorevolmente colpiti dal tono sarcastico, ma nel contempo sereno e obiettivo, con il quale sono trattati gli avvenimenti che in questi ultimi sei mesi hanno scandito la vita politica nazionale, mettendo in evidenza, tra le righe, i travagli ai quali è esposta la nostra democrazia repubblicana; rileva inoltre V arguta finezza e V amara ironia con le quali viene sottolineato che niente di cambiato vi è sotto il sole, mentre crescono i fautori dell' egolatria e si rafforza, in contrasto con il principio solidaristico, una mentalità egoistica e individualista, che non ha nulla a che vedere con quella di una sana economia di mercato.

Ma dopo l'acuta e vivace disamina degli ultimi accadimenti, l'autore si apre alla speranza e pur non essendo un profeta, resta fiducioso nelle «italiche virtù».

Dopo una piacevole e scorrevole lettura, si possono ricavare utili riflessioni sul «nuovo» che non sempre è buono e corretto e sul «vecchio» che non sempre è cattivo e scorretto . Il lettore può altresì trame salutari insegnamenti per l'avvenire e in conseguenza

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divinare, auspicando che i pubblici reggitori, abbandonati i particolarismi, abbiano ad agire nel superiore interesse della Comunità Nazionale.

Antonio Iadicicco, scrittore forbito e versatile negli impegni, con questa opera satirica ispirata ali'oraziano: «ridendo castigat mores», delinea un quadro abbastanza preciso della situazione politica in questa fase di transizione.

Questo moderno «pamphlet» su Capi-tan Coraggio non potrà non trovare il giusto apprezzamento per la straordinaria delicatezza dei problemi trattati e per la curiosità che suscita nella lettura.

Avv. PIER LUDOVICO PASSA

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1 - PAROLE D'ESTATE

 

Dalla piazzetta di Portogruaro le sei reti televisive italiane erano inondate da messaggi rassicuranti.

Italiani, state tranquilli sono uno di voi, annunciava con un sorriso smagliante Capitan Coraggio alla moltitudine di bagnanti che dalle coste della Liguria a quelle della Sardegna, della Calabria, della Puglia, trascorrevano alcuni giorni di relax in coincidenza con le sudate e irrinunciabili ferie estive. Per la verità, il Capitano tranquillizzava tutti, era rassicurante con la sua «shirt» da steward (ahimè, questi anglicismi ci lavano il cervello più delle onde marine e della TV commerciale). La leccatina di gelato, assaporato con il garbato modo tipico dei grandi condottieri, ci assimilava tutti nel coro della grande gelateria italiana, desiderosi di refrigerio e di grandi slanci festaioli.

Che beatitudine, che uguaglianza! Siamo tutti raggianti, tutti nella stessa barca a remare nel verso giusto alla faccia del caldo asfissiante, dei buchi dell'ozono e delle lotte degli ambientalisti.

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Remare contro non si poteva, anche se qualcuno ci provava.

La calura dell'estate '94 non permetteva di andare contro corrente; era meglio restare immobili sotto l'ombrellone e godersi lo spettacolo della azienda Italia in forte ripresa.

Riprendevano vigorosamente le feste, gli incontri, i cocktails, gli antichi amori, gli investimenti per un «nuovo miracolo italiano».

Erano urgenti e stimolanti gli antichi amori politici, le sopite alleanze, i trasversalismi, le riscoperte di nuovi o di dimenticati «tenenti di fregata» in attesa di un posto al sole nei lidi di Venezia, della Costa Smeralda, di Anzio, di Gallipoli...

Accantonati i viaggi transcontinentali con qualche eccezione, come vuole la regola, alcuni avventurosi erano partiti per il Grand Canyon, per la Thailandia, per le Seychelles o per i verdi e abissali mari del Madagascar o per il solito giro turistico in Kenya, dove si

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poteva fumare qualche spinello con la vista del Kilimangiaro innevato, geloso custode delle trasgressioni occidentali.

La «crema» politico-imprenditoriale era rimasta pressoché in Italia ad intrecciare rapporti, ad elucubrare testi legislativi, a preparare decreti legge, a suggerire nuove fusioni e trasformazioni, a progettare il rilancio e lo sviluppo in una società finalmente liberista, fortunatamente salvata dall'illiberismo consociativo della prima Repubblica.

Felicità per tutti per il pericolo scampato... Gli argomenti erano di grande attualità e di grande spessore economico-sociale.

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2-CALCIO E GIUSTIZIA

 

Un'atmosfera ovattata di generalizzata soddisfazione avvolgeva l'italica popolazione che aveva conquistato i nuovi approdi marini e gli esaltanti fasti politici.

In un baleno sembravano caduti nell'oblìo tutte le nefandezze ed i misfatti passati e recenti. Nel mese di luglio, insieme a tante gioie e clamori, si erano avute avvisaglie di alcune impercettibili contraddizioni e la larvata resipiscenza dei pentiti.

Gli Azzurri inaspettatamente ed orgogliosamente si erano qualificati per il gran finale della World Cup (l'inglese ci perseguita, come la pubblicità!).

Il grande ribaltone del campionato del mondo aveva portato Dino e Roberto B aggio a superare la Bulgaria nello stesso giorno in cui si celebrava il revival del nuovo con un decreto salva-tutti.

Era il giorno della qualificazione per la finalissima di Los Angeles, il giorno del

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trionfo per il calcio italiano. Perché attardarsi in complicate dispute giuridiche. II Decreto Legge avrebbe aperto le dure porte delle patrie galere a quei galantuomini che avevano «distratto» poche centinaia di miliardi di lire svalutate.

Ingenui politici, managers e imprenditori eccellenti erano caduti nel vecchio sistema di scorrettezze e «mariuolate». Inezie! E' meglio fregarsene. Il 13 luglio gli Azzurri avevano conquistato la qualificazione alla finalissima contro gli inesperti bulgari, noti più per le trame politiche che per le triangolazioni del calcio giocato. La spensieratezza veniva esaltata qualche ora dopo. Giornali, radio-giornali e reti televisive, il 14 luglio annunciavano che l'Italia paludosa della Prima Repubblica voltava pagina con la riconquistata libertà ed i ladri erano liberi dopo le vessazioni del rigore «forcaiolo».

Erano trascorsi 205 anni dalla presa della Bastiglia e in Francia ricorreva la festività nazionale.

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I    calci di rigore assegnavano il 2°
posto all'Italia nella finale con i «carioca»
nello iellato 17 luglio. Forza Italia, forza
azzurri
era il grido di gioia profonda che
aveva unito per un mese i tifosi italiani.

La festa calcistica si apprestava rapidamente all'epilogo.

In novembre gli "Azzurri" crollavano con la Croazia a dispetto dei miliardi dell'Arrigo nazionale e della fortunata lotteria "Gratta e Vinci". La fortuna col Mundial era finita.

II    rigore della giustizia però trionfava.

I più rigorosi si apprestavano ad inviare fax di protesta ai giornali contro il decreto di alleggerimento delle carceri.

Le case penali erano sovraffollate e l'umana giustizia non poteva consentire ai galantuomini di vivere in condizioni disagiate nelle celle dei penitenziari utilizzate per due o tre ospiti in spazi ridotti e in condizioni igieni-

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che disastrose. La dignità dell'uomo andava salvaguardata con il sacrosanto principio che «l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Restava la valuta-zione morale dei Politici indagati.

Carcerazione preventiva: è giusta o ingiusta? I principii umani e i valori della persona e della dignità andavano tutelati, dopo decenni di tentennamenti e di interminabili controversie.

I ragionamenti delle «colombe» si accavallavano con quelli dei «falchi». Le critiche rivolte al provvedimento della scarcerazione erano pretestuose.

Una nuova liberazione nazionale, dopo quella di cinquanta anni fa, faceva timidamente capolino per il riscatto degli oppressi pentiti.

Calcio e carcere si confondevano nei commenti di luglio, quando è più importante proiettarsi nel clima vacanziero.

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I decreti legge si possono cambiare, «non sono come i sette comandamenti», annunciava candidamente in televisione il Ministro Ferrara, affaticato e madido di sudore.

Mesi dopo scriveva una lettera aperta al suo Capo per chiedere il ripristino delle regole del gioco!

Da affermato giornalista provocava l'indignazione del «fior fiore» dei Ministri.

Smettila con l'ordine e il numero dei comandamenti, una svista da affaticamento può capitare a tutti e tu non puoi permetterti di censurare gli invincibili, sussurravo all'amico criticone. Tutti parlano e molti scrivono, anche a sproposito. Annotare qualche riflessione sui veloci rinnovamenti e cambiamenti fa bene allo spirito e alla salute.

Qualche ragione c'era. Anche la lingua italiana stava cambiando. Congiuntivo e passato remoto erano in via di estinzione.

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L'inglese ci stava invadendo. A viale Trastevere si sentiva dire «Vorrei che ne parliamo», con il qualificato supporto di una «expertise» linguistica immediatamente richiesta dall'efficiente Ministro della Pubblica Istruzione con l'obiettivo di tranquillizzare genitori e studenti.

Ricominciavamo nel frattempo le autogestioni e le occupazioni delle scuole.

Fortunatamente la lingua italiana ancora una volta superava la «lira», rimanendo la lingua puf stabile d'Europa per merito soprattutto della televisione che aveva realizzato la vera unificazione linguistica. Parola di esperti e di intenditori e non frutto dei sarcasmi dei nostri giorni.

Dei punti fermi erano stati seminati prima dell'avvento del "nuovo" che non è mai stato sinonimo di "buono".

I figli della prima Repubblica pensavano di cancellare tasse, Politica, deficit, iniquità", disoccupazione, degrado ambientale, emarginazione e quant' altro fosse necessario

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rinnovare, con il semplice tratto di penna usato il 27 e 28 marzo .

La velocizzazione dell'informazione parlata, scritta e televisiva richiedeva qualche nota scritta per non dimenticare rapidamente i singolari segnali di cambiamento.

In ottobre eravamo già pervasi da varie amnesie sulle mille divagazioni estive. Era meglio il decreto legge o il disegno di legge per disciplinare la custodia cautelare? Penalisti, giuristi, politici e gente comune tentavano invano di chiarire le loro posizioni, ma l'incomunicabilità restava sovrana.

Alla fine il «buon senso», come ci ripeteva Capitan Coraggio, prevaleva con il trasferimento di un addolcito disegno di legge al vaglio del Parlamento. Decreti legge, disegni di legge, decreti legislativi sono argomenti per studenti universitari e d'estate erano fuori luogo e pericolosi per la tranquillità e il riposo delle menti.

Riprendeva il clima di gioia dei ludi

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estivi. Messi da parte il dolore e la paura, lessico da psicologi, riemergeva lo sterminato oceano delle esternazioni e dei sogni. Scorrevano fiumi di parole più dolci del miele, aveva scritto Cicerone nel "De Senectude".

Da Ponte di Ferro, amena località della Trinacria, arrivavano voci di straordinaria importanza. I separatisti del sud annunciavano con la voce gaudente del loro leader indiscusso che l'Italia potrà godere ancora di un'eccezionale stagione di libertà e di democrazia.

La protesta dei rivoltosi era stata contenuta. La separazione a suon di campane, cannoni e bazooka non era avvenuta.

La saggezza di Capitan Fracassa, un «lumbard» emigrato in Sicilia, era prevalsa con i voti dei compagni di lotta nelle «gabine» elettorali e gli sciagurati usurpatori di Roma erano stati destituiti pacificamente e democraticamente, con un dolce termidoro italiano. Alleluia, Alleluia. Un altro pericolo era stato

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allontanato!

Per festeggiare la concordia ritrovata, Capitan Fracassa trascorreva una ludica notte nella residenziale villa di Capitan Coraggio, cedutagli nel 1974 da una bella e giovane ereditiera, rimasta orfana, tramite i buoni uffici di un avvocato rampante destinato a diventare Ministro nella nuova Repubblica. Il Cesare al di sopra di ogni sospetto.

Con grande lungimiranza iniziava la «scalata» alla nuova Repubblica da rappresentare con grande signorilità" e innato stile internazionale, senza oneri per lo Stato.

Straordinarie capacita" di business-man e di non comune senso dello Stato facevano capolino nel periodo in cui si paventava il pericolo del sorpasso «rosso» sul biancofiore.

Il Dottor Sottile della Nuova Repubblica, in navigazione nel Pacifico, taceva, lasciando a briglia sciolta i suoi cavalli di razza, incontinenti nelle cavalcate d'assalto.

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3-LA RAI

 

Correvano bei tempi, ma l'onda travolgente dei nubifragi estivi era in agguato. L'onda lunga coinvolgeva i paraggi di Viale Maz-zini dopo aver sconvolto le verdeggianti colline dei Castelli Romani e della Ciociaria, terre notoriamente generose nelle grandi svolte sto-riche.

Tra le singolari dispute di conti economici, conti patrimoniali e piani triennali, gli emeriti Professori della RAI perdevano la partita a scacchi malauguratamente intrapresa con i nuovi vincitori e reggitori dell'etere di Stato.

La grande sfida privilegiava il mondo dell'impresa e dei managers con un invincibile pedegree imprenditoriale e con un profilo etico-professionale di ineccepibile lignaggio.

Il più giovane dei Consiglieri della RAI S.p.A. è uno dei più brillanti rampolli dei Marchini (bei tempi per i romanisti e quanti ricordi per i giallorossi!) una stimata famiglia di self-made-men nel caotico mondo delle

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costruzioni.

L'ingegner Alfio è uno dei più qualificati

alfieri della dinastia.

Dicono che somigli a... Ridge, il personaggio

di Beautiful, uno dei migliori filosofi della

politica contemporanea.

Il Presidente, la spigliata donna manager Letizia Brichetto Moratti, con il cognome del marito imprenditore evocava ai vacanzieri di luglio innate doti di capacità, di successo e di grande umanità e un po' di quell'oro nero di cui nessuno ormai può fare a meno.

A proposito di petrolio, un vispo e sfortunato scalatore finanziario, Florio Fiorini, che petroliere con estrazione finanziaria lo è diventato, ha scritto nel carcere di Champ Dollon che: «II petrolio contiene tutti gli elementi che compongono i vegetali e gli animali. Anzi, si può dire che è vero anche il contrario: tutti gli esseri viventi, l'uomo compreso, sono dal punto di vista chimico degli idrocarburi arricchiti» (da Ricordati... da lontano).

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La prima Repubblica annoverava anche questi geniacci, che alle elevate specificità professionali univano competenze e conoscenze mondiali, qualche volta messe in discussione con alcuni comportamenti disinvolti.

Sul nuovo management della RAI non era plausibile attardarsi in critiche e discussioni. Su questa prima scelta, secondo le italiche abitudini, sono piovuti fiumi di critiche, sono state riempite intere pagine di giornali e ore e ore di trasmissioni televisive.

Le scelte erano state effettuate dai massimi vertici del nuovo Parlamento, ma con i tempi che corrono ogni decisione viene considerata allo stato embrionale, appena abbozzata e provvisoria, in attesa di altri passaggi. «Panta rei», dicevano i greci. Tutto scorre filosofeggiava Eraclito.

Cambiano i tempi, ma non mutano le filosofie.

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Erano cambiati freneticamente i suonatori, ma la musica suonata emetteva note assordanti della vecchia confusione.

Lasciamoli lavorare, ripetevo con insistenza ai critici e godiamoci le vacanze. Governanti e managers andranno valutati soprattutto per i loro risultati e finora i nuovi arrivati li avevano conseguiti nelle precedenti attività. Il primo banco di prova veniva superato dal Consiglio di Amministrazione RAI con la nomina a tambur battente del Direttore Generale, un ingegnere con collaudate ed elevate capacità manageriali. Nel 1967 già eccelleva nell'organizzazione aziendale e con la pubblicazione di apprezzati testi in materia. Onore al merito, per l'ingegnere con le biglie e diamo a Cesare quel che è di Cesare senza cercare il pelo nell'uovo. La comune vocazione di Billia e Celli per la riorganizzazione aziendale e le affini propensioni creative e culturali non salvavano dal ricambio il Direttore del Personale di Viale Mazzini, il Barbarossa della RAI, per via del suo pelo fulvo! Alcuni giorni prima delle ire

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di agosto aveva tessuto il migliore degli elogi al suo nuovo Capo avuto in testa per sole 24 ore (non quelle del giornale), ma temporali. Dopo una «overnight» non si erano innamorati e la separazione diventava inevitabile. Dopo un anno scarso di RAI, Celli sceglieva, fra tanti optionals, una nuova «missione impossibile» nello sfidante mondo della telefonia avanzata. Nella eccitante notte d'amore aveva dichiarato al suo partner che: «era riuscito in qualcosa in cui non era mai riuscito nessuno». Si riferiva alla totale informatizzazione del-l'INPS e non all'ars amandi, ovviamente.

Proprio colui che del «cavallo di Troia» di Viale Mazzini aveva fatto l'emblema del cambiamento.

Pochi mesi prima aveva scritto su "// Sole 24 Ore" che: "la svolta politica smantella le carriere predatorie e rende difficili i tentativi di ricollocazione".

Non era finito l'anno e inopinatamente iniziavano i gironi di ritorno dei vari. . . cam-

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pionati per eccezionali sfide fuori programma.

Dopo cento giorni di burrascosa luna di miele trascorsa impavidamente sui «sassi rossi» della Cassia, nei pressi di Saxa Rubra, l'ing. Gianni Billia lasciava improvvisamente la Rai con una sensazione di grande sollievo dopo i contrasti e i dissidi con la Presidente, appena ricordata per le sue doti manageriali e umanitarie.

Il manager in carriera tornava da trionfatore nel familiare quartiere dell'Esposizione Universale della Capitale, per assumere la presidenza dell'INPS.

AH' EUR aveva lasciato il segno dell'innovazione con venticinque anni di infaticabile e frenetica attivita\arricchita dall'intermezzo nel Ministero delle Finanze. Per l'inaspettata promozione di Billia un drappello di seriosi deputati progressisti interrogava il Governo per sapere se: «Tali comportamenti non siano finalizzati alla destabilizzazione del servizio pubblico con evidenti bene-

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fici per il concorrente Fininvest».

Un pattista di Segni sosteneva che: «Se Billia era capace il C.d.A. doveva mantenerlo al suo posto. Licenziarlo dopo tre mesi eK un gravissimo danno per la Rai».

E concludeva con una battuta: «Sono pronto a dimettermi da deputato se mi fanno Ministro, Mi sembra che con Billia sia stato fatto più' o meno cosV ».

Le polemiche crescevano di intensità e si intrecciavano con le vecchie e nuove emergenze del Paese .

L'Italia produttiva lavorava , studiava, pregava e viaggiava secondo i tempi, le propensioni e gli obiettivi da raggiungere per l'età" della pensione fissata a 65 anni, con il plauso generale per il ringiovanimento collettivo e per l'adeguamento al contesto europeo.

I Popolari approfondivano con il Prof. Buttiglione la Summa Theologiae di San Tom-

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maso, (più' conosciuto come il Dottor Angelico di Roccasecca), per arrestare la prorompente diffusione della fine dottrina sociale del Dottor Sottile di Boville, nota località" vicino Frattocchie , dove gli ex comunisti avevano la loro scuola di partito, messa in disuso dal piglio avanzante di Alleanza Nazionale.

Buona parte dei cristiano-democratici e gli ex socialisti di successo erano in navigazione con Capitan Coraggio in acque procellose per seguire i corsi di formazione politica ed economica per la rapida e puf affidabile conversione ai valori forti del nuovo.

Terminata la movimentata crociera formativa con forzisti, amici e camerati, il Capitano rompeva gli indugi varando il progetto di legge finanziaria e altri cento provvedimenti per la rinascita del Paese. Eccelleva per competenza, chiarezza e proprietà" di linguaggio, il disegno di legge sul «blind trust». Lo avevano studiato ed elaborato tre esimi professionisti di riconosciuto spessore accademico e culturale, partendo dallo Sherman Antitrust Act.

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Segno dei tempi e delle difficoltà per l'interpretazione del cambiamento. Siamo al rodaggio, ripetevo ai vari interlocutori del momento. Le esternazioni agostane saranno presto ricondotte nel filone della creatività e della correttezza una volta esauriti i colpi di sole. Le nomine RAI per le "testate" erano in corso di definizione e i conflitti di interesse sarebbero stati presto regolamentati.

Ma che dici! Il blitz alla RAI ci porterà al monopolio dell'informazione e presto rimpiangeremo la salutare lottizzazione pubblica, garanzia di pluralismo e di democrazia, ripeteva con cipiglio il mio interlocutore.

Incalzava con altre domande alle quali non mi era facile rispondere in presenza di pregiudiziali che non potevano essere condivise e in assenza del tempo necessario per una analisi serena dei cambiamenti in corso.

Vedrai che con il "blind trust" molti problemi saranno superati. Per questa mia affermazione mi confortavano le argomenta-

 

zioni del leader separatista della Trinacria che da Ponte di ferro aveva annunciato una grande battaglia d'autunno per il superamento del conflitto di interessi per i governanti che associano la gestione di rilevanti attività economi-che (o ne abbiano la proprietà o il controllo) con le cariche di Governo.

Con grande perspicacia linguistica e indefettibile chiarezza, era stato riscoperto il diritto statunitense per rendere noto che la perdita temporanea dei diritti della proprietà veniva definita con il varo del disegno di legge sul "blind trust", recependo lo studio elaborato nelle notti insonni estive dai "tre saggi".

Il testo da loro formulato veniva recepito integralmente dal Governo il 20 ottobre. Ogni modifica sarebbe stata vista con sospetto, precisava uno dei titolari di cariche governative al di sopra di ogni sospetto.

Controlli penetranti delle attività eco-nomiche sarebbero stati attuati nei confronti di Ministri e Sottosegretari in potenziale conflitto

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di interessi. Il divieto all'esercizio di attività professionali è già stato "dribblato" con cessioni ai familiari e ai soci. Il disegno di legge sul "blind trust" ribadiva principi già rispettati da molti governanti che avevano provveduto a liberarsi, in varie forme, delle attività svolte prima della nomina.

Chi aveva paura dello spauracchio? E chi osava alzare tanto polverone? I soliti oppositori, irriducibili sognatori che temevano una legge-fantoccio, dopo una distratta lettura del progetto.

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5 - RISSE, FILOSOFI E LEGALITÀ'

 

Non si erano ancora spenti gli echi della polemica in diretta TV di inizio agosto tra Capitan Coraggio e Baffo Morbido, quando il richiamo alla concentrazione di potere fece ricordare agli italiani l'atroce fine del dittatore Ceausescu il giorno di Natale di cinque anni or sono.

L'eccitante ping-pong tra i due intraprendenti interlocutori, il Presidente e il Segretario D'Alema, aveva improvvisamente richiamato alla memoria le terrificanti immagini di sangue con i corpi straziati del Presidente romeno e di sua moglie Elena.

Ben altra era la situazione del dibattito parlamentare di agosto tenuto per fugare ogni perplessità sulla necessità di regolamentare le attività economiche e professionali rispetto a quelle di Governo.

In un libero Parlamento, democraticamente eletto, maggioranza e opposizione si erano scambiate innocenti scaramucce rimanendo ognuna con i propri inossidabili con-

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vincimenti sotto i divertiti sguardi di milioni di cittadini.

I regimi comunisti sono degenerati nella giustizia di piazza e nei processi som-mari, sostenevano gli uni. La concentrazione dei poteri, di tutti i poteri, ha fatalmente portato le tirannie ad una tragica fine, ribattevano gli altri.

Grandi temi, tremende argomentazioni per dipanare una matassa per niente aggrovigliata, come quella degli interessi economici dei governanti italiani. Molti si erano «staccati» dalle loro professioni e attività.

Per la prima volta i più erano imprenditori e liberi professionisti, dopo il cinquantennio dei politici di professione!! Era una delle novità rilevanti della «nuova» Repubblica e pochi se ne erano accorti.

L'autunno politico volgeva al meglio in coerenza con il clima estivo e con i primi risultati delle nuove azioni del Capitano. Quel-

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lo sindacale sembrava meno propizio.

Politologi e insigni filosofi come Bob-bio e Buttiglione continuavano nelle loro disquisizioni su destra, sinistra e centro.

Il primo rendeva pubbliche le sue nuove «ragioni» politiche elaborate poco prima del ribaltone di primavera. Il secondo passava dalla teoria alla pratica, assumendo l'incarico di segretario di un «Nuovo» soggetto politico. Era il terzo o il secondo segretario del Partito Popolare dopo Don Sturzo e Mino il Traghettatore?

Difficile stabilirlo. Saranno i nostri figli a definirlo, sempre che ritornino alla Politica e alla cultura delle dottrine economiche e sociali. La gente continuava a dare sempre meno peso a queste classificazioni arcaiche. Pochi volevano continuare nell'esercizio della politica attiva, considerata «sporca». Incalzavano i problemi del lavoro, della sanità, della previdenza, del deficit pubblico, dell'occupazione, del dissesto idrogeologico, della giustizia, dei mercati internazionali ecc... Veniva accantonata la discussione sulla riaper-

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tura delle case chiuse, aperta in estate dai buontemponi e dai perditempo.

Incombevano problemi più urgenti come la ridefinizione giuridica e politica della società civile aggiornata con il federalismo.

Soltanto un grande imprenditore catapultato nella politica poteva fare il gran salto.

Raddrizzare la rotta di una barca alla deriva era una missione proibitiva, esaltante e singolare.

Capitan Coraggio era pronto per la sfida. Molti ritenevano che il «cambio» non fosse ancora avvenuto. Minimizzavano il grande successo politico ottenuto da un imprenditore di successo. Non ci volevano stare... al cambiamento e e al nuovo che avanzava con il «polo del Buon Governo». Questo straordinario paradigma linguistico aveva fatto riscoprire agli italiani il tuziorismo delle coscienze.

La singolare capacità comunicativa

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aveva colpito al punto giusto le travagliate coscienze degli elettori, tese alla salvifica ricerca del polo della legalità. La piena di «Mani Pulite» aveva inciso profondamente. Chi si azzarderebbe a chiedere il consenso per il «polo del cattivo governo» ?

Il messaggio promozionale aveva funzionato meravigliosamente «bucando» i piccoli e onnipotenti schermi televisivi ed emozionando le coscienze piìf salde.

Varato il progetto sul «Blind Trust», la Camera dei Deputati non era riuscita a con-vertire il Decreto salva-RAI. Su questo argomento sembravano tornate d'attualità le arcai-che classificazioni. Destra e sinistra si azzuffavano a Montecitorio come ai bei tempi, scatenando un parapiglia divertente e disgustoso.

Montecitorio come un ring? Incredibile, ma vero. La nobile «arte del possibile» era cambiata in sport a conferma del nuovo che avanzava tra paradossi e singolarità.

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Sarà stata la nostalgia per i bei tempi andati o per l'arte pugilistica, ma tutti gli appassionati di boxe la sera del 21 ottobre avevano il privilegio di vedere uno spettacolo sportivo in esclusiva gratuita. Altro che pay-TV !!

Si tornava improvvisamente bambini. «Una piccola, grave ingenuità», veniva definita la rissa di Montecitorio. Sarà stata di cattivo gusto, ma ci siamo divertiti. Non si era detto che il «nuovo» doveva ridimensionare i piagnoni e i falsi cristiani della prima Repubblica per far emergere l'ottimismo del benessere, dello sviluppo e delle nuove e pari opportunità?

E' meglio un Parlamento vivace, per il bene della liberaldemocrazia. Il silenzio non è sempre d'oro e qualche volta in passato collimava con l'omertà.

La mini-rissa parlamentare finiva regolarmente con qualche espulso e qualche ammonito, come si dice in gergo sportivo, più

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propriamente con sospensioni e censure.

I    pochi deputati coinvolti restavano
con le pive nel sacco, dopo aver perduto, come
gli altri, il titolo di «onorevole», secondo la
nuova prassi della «chiamata» di Montecito
rio.

II    difensore dei diritti del cittadino, il
guasta feste Alberto Bertuzzi aveva scritto
oltre dieci anni fa che gli onorevoli erano gli
elettori e non gli eletti.

«Semmai, sono loro che dovrebbero deferentemente onorevolizzare noi cittadini che li abbiamo eletti e stipendiati per godere dei loro servizi, purtroppo molto spesso male o addirittura disonestamente eseguiti» (da II cittadino scomodo).

Il 6 dicembre il Pubblico Ministero Antonio Di Pietro si dimetteva dall'ordine giudiziario «con la morte nel cuore». Anche i giornali stranieri ritornavano con evidenza sui mille giorni del pool «Manos Limpias», «Clean Hands» o «Mains Propres».

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Il Procuratore Capo Francesco Saverio Borrel-li garantiva che «l'azione di giustizia proseguirà senza soste, senza timori, senza debolezze».

Il Dottor Di Pietro farà il Cincinnato a Monte-nero di Bisaccia, lo scrittore, il professore o il leader di un nuovo movimento?

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6-NOMINE e SPOLIAZIONI

 

Il tempo passava e l'amico non vedeva grossi cambiamenti. Poneva attenzione sulla RAI, sulle nomine nelle «testate» e «reti» giornalistiche, dove qualcuno delle «testate» aveva nel frattempo rinunciato, dando testate contro il muro.

Bisognava avere pazienza, fiducia e perseveranza. Il Capitano è nuovo per la politica, non si può chiedere tutto in un colpo. Spendeva dieci in energie e tempo e ricavava uno. La produttività politica era inversa rispetto alle attività economiche e industriali, si lamentava l'ex Capitano d'industria.

I grandi cambiamenti erano in corso.

Era stato varato per la prima volta un progetto di legge finanziaria che non prevedeva nuove imposte. Finalmente ci si avviava sulla strada del risanamento pubblico e privato.

Lo strategico settore energetico si apprestava al gran salto nella Borsa dopo gli

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energici e salutari interventi di risanamento modellati da managers con indubbie capacità d'innovazione e di rilancio.

La rilevante ricostruzione pubblica,col-locata con la mente strategica nei piaceri di via Veneto, perdeva qualche colpo a causa del suo gigantismo d'argilla, provvidenzialmente sostenuto dal caldo settore delle telecomunicazioni in sviluppo.

Qualche prode manager si era dedicato inopinatamente all'insegnamento accademico, rinunciando alla sfida. Il vento implacabile delle privatizzazioni era soffiato con i Ciam-pi's Boys, provocando amate fitte nei vecchi cuori dei boiardi di Stato.

L'eliminazione delle pensioni «babies» si abbatteva come un uragano sui colletti bianchi del pubblico impiego, mentre le truppe «mastellate» tentavano invano un'Urbana fuga dalla funzione per eludere il rischio del lavoro forzato fino a quarant'anni.

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In ottobre c'era stato uno sciopero generale con tre milioni di lavoratori in Piazza.

Chi li ha visti? Il Presidente del Consiglio era sulla Piazza Rossa per sviluppare altri accordi economici per la ripresa, venti milioni di italiani erano rimasti a lavorare, altri trenta milioni, tra zie, nonne, anziani e bambini stavano a casa e i restanti a zonzo o in latitanza.

Soggiungevo, per tranquillizzare l'ansioso, che a fine anno si sarebbero visti i primi risultati positivi,con l'approvazione della legge finanziaria e con la separazione degli interessi economici per i titolari di cariche di Governo.

Ma non si erano già liberati delle loro attività? puntualizzava l'amico distratto.

I membri dell'Esecutivo avevano già provveduto a separarsi da ogni forma di ingerenza o di influenza sulle loro attività

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imprenditoriali e professionali. Lo stesso cava-lier Berlusconi aveva avuto il coraggio e la determinazione di rinunciare alla Presidenza del suo Gruppo imprenditoriale nel momento in cui scese nell'agone politico, quando non sussisteva alcuna incompatibilità.

Cosa vuoi di più? La spoliazione totale? chiedevo all'incauto amico.

Per la trasparenza gestionale degli interessi economici del Cavaliere era stato varato l'apposito disegno di legge sul «Blind Trust». Aspetta fino a Natale e vedrai. Ci faremo i migliori auguri per la serenità del 1995 e per gli anni a venire.

I cambiamenti erano molto repentini e inaspettati.

Per seguirli con attenzione bisognava cambiare i ritmi biologici e la mentalità. Il giorno di «tutti i Santi», il C.d.A. della RAI non rispettava il riposo previsto nel calendario del popolo.

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Effettuava le residue nomine che erano rimaste in bilico tra minacce di clamorose ritirate.

L'Alfio giallorosso, quello di cui si è parlato prima, uno dei migliori Consiglieri del ponte di comando gettava la spugna per insufficienza di gradimento e KO tecnico.

Le dimissioni dell'Ing. Marchini venivano congelate da Donna Letizia, come era accaduto qualche settimana prima per l'Avv. Biondi rimandato al Ministero di Grazia e Giustizia dall'umanime Consiglio dei Ministri.

Tempi e metodi diversi rispetto alle «minacce» di luglio del Ministro Maroni, quando la politica aveva il tono spensierato dell'estemporaneità e il «nuovo potere» muoveva i primi passi.

Le nomine RAI (con tutte le altre in ballo) continuavano a scuotere i difficili equilibri faticosamente riconquistati. La promessa che a Viale Mazzini sarebbe stato spostato ben

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poco risultava in parte disattesa. Migliorava in compenso la qualità delle risorse professionali con inserimenti dosati con il bilancino della storia e della politica moderna, infusi con i balsami medicamentosi estratti dagli arbusti di storace.

I    senatori progressisti, tanto per
essere in linea con i cambiamenti, presen
tavano una mozione per cambiare il Consi
glio di Amministrazione, appena cambiato a
luglio. I candidi Popolari e le colombe Cri-
stiano-Democratiche si univano al voto per
defenestrare Donna Lottizia con Quinto Fabio
Massimo il Temporeggiatore, in versione
moderna.

II    cambio automatico rimpiazzava bril
lantemente quello manuale, il cosiddetto Cen-
celli.
Per il prestigioso Palazzo Koch veniva
no rispettati, con grande equilibrio, i Desideri
di rigorosa autonomia, con sollievo e soddisfa
zione dei mercati finanziari domestici e inter
nazionali e per la stabilità della lira.

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Alla Rai, invece, la bufera continuava, in contemporanea con l'alluvione del Piemonte.

Assemblee di giornalisti, tecnici, programmisti, funzionari e impiegati si univano, gridando, alla richiesta di dimissioni dell'intero Consiglio di Amministrazione, avanzata da più parti.

Non sappiamo ancora come andrà a finire, anche se all'orizzonte del sistema radiotelevisivo pubblico sembra aggirarsi l'ombra di un commissariamento non condiviso.

La situazione era diventata confusa e incontrollabile. Sembrava che il buon senso si fosse volatilizzato. Alcuni forzisti proponevano la privatizzazione del servizio radio-televisivo pubblico, considerato non strategico. Il quadro di riferimento cominciava a delinearsi e i sospetti, conditi da insinuazioni e cattivi pensieri, sparivano improvvisamente.

Un unico gestore dell'informazione radio-televisiva, si diceva, avrebbe garantito

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una certa stabilità politica, un'apprezzabile riduzione dei costi, una maggiore omogeneità gestionale, più uniformità nelle comunicazioni, con la ciliegina dell'abolizione del canone per gli abbonati.

Le opposizioni pregiudiziali dei guastafeste e le esternazioni di Capitan Fracassa facevano rallentare la ristrutturazione del Quinto Potere che aveva surriscaldato generosamente le frequenze di tutte le reti per la prima parte della dodicesima legislatura.

La novella sulla Rai continuava in modo impertinente ancora per molto tempo , ma era necessario distogliere l'attenzione per non lasciarsi bombardare da quegli stessi strumenti famelicamente contesi.

Continuavano le imboscate, le risse e gli affanni. Il fido Gianni Letta, ora alla Presidenza del Consiglio, cominciava nascostamente a rimpiangere i bei Tempi della direzione della testata giornalistica di piazza Colonna, quando poteva distarsi ospitando indigeste e

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pesanti considerazioni personali.

Con il giusto Tempo di invecchiamento, il garbato direttore migliorava in sobrietà, correttezza, fair play, pazienza, saggezza e fermezza.

La fermezza del saggio. Anche il D.O.C. Cesanese diventava più frizzante con il tempo.

Altre nomine non suscitavano clamori, ma infondevano speranze planetarie. Erano quelle di trenta nuovi cardinali effettuate nel segno dell'universalità, della lungimiranza e della grandezza umana e culturale. Dal prete operaio, al diplomatico, allo studioso, all'esimio teologo, al curiale, al comunicatore... provenienti da ogni continente, da cinquant'anni in su.

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7-LA MANOVRA

 

Come andrà a finire? Tout va très bien. Il dodici novembre c'era stata la grande manifestazione sindacale per «riprotestare» contro la manovra finanziaria in una Roma splendidamente assolata e accogliente, con un milione di manifestanti nelle piazze. Pensionati, giovani disoccupati, donne, intellettuali laici e cattolici, artigiani, barbe al vento e colletti bianchi si erano uniti con i professionisti e gli operai giunti da ogni parte d'Italia. Un numero corrispondente ai nuovi posti di lavoro che sarebbero stati creati entro il 1996.

Accuse roventi venivano rivolte a Capitan Coraggio, ingessato dal populismo di Capitan Fracassa e dalla scaltrezza del dottor Sottile.

Con il linguaggio dei bei tempi andati, quasi tutte le organizzazioni dei lavoratori parlavano di stato confusionale e di inaffidabilità della compagine governativa usando slogans esageratamente sprezzanti, come «farsa Italia», «Biondi + Ferrara = cagnara».

I duri, i puri e gli innocenti dell'im-

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prenditoria e dell'economia auspicavano il rafforzamento della manovra del Buon Gover-

no.

Per i sindacati non poteva essere «bevuta» a cuor leggero. I mesi di novembre e dicembre trascorrevano inesorabilmente con le rituali maratone e le interminabili riunioni nei Palazzi che contano, con la riapertura delle trattative, mentre.i tamburi rumoreggiavano nelle piazze e cori irriverenti alzavano il tono della protesta. Qualche sorriso smagliante e italoforzato visto in agosto si attenuava, ma le esigenze del rigore e del risanamento si attutivano quanto bastava per evitare il deprecabile inasprimento della lotta. I ritmi del campionato e i martedì, mercoledì e giovedì delle Coppe Europee lenivano le preoccupazioni innescate dalla grande manovra. Nasceva il mar-me-gio calcistico per soddisfarne le «superiori» esigenze televisive.

Straordinaria potenza del piccolo schermo, ma anche possibile scintilla per lo scoppio dei conflitti di interesse e sindacali.

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Dall'Europa, con le partite, arrivava anche il NO alle eccessive concentrazioni dei mass-media. La commissione dell' Unione Europea era stata invitata a elaborare una direttiva su «pluralismo e concentrazione».

Ma in Italia i riflettori erano puntati sulla finanziaria e sui teleschermi che non venivano «bucati» sulla coerenza economico-sociale della manovra.

Il meccanismo della comunicazione sembrava inadeguato sull'argomento. Spots e cambi dei portavoce non miglioravano il flusso con i telespettatori-elettori. Come andrà a finire? Lo sapremo entro la notte di San Silve-stro nel rispetto delle più classiche tradizioni.

La manovra è soltanto una fase del risanamento, andavo ripetendo al mio inseparabile amico. Replicava con insistenza: «Come andrà a finire nel lungo periodo?». La lira era debole e la Borsa crollava settimanalmente per le voci insinuanti provenienti dal mercato londinese sui...tradimenti di Carlo e Diana e sulla informazioni di reciproca garanzia.

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8 - COME ANDRA' A FINIRE ?

 

Nel 1979 il giornalista Piero Ottone scrisse il saggio intitolato «Come finirà?».

Ed è finita come tutti sappiamo.

Non erano le ruberie, pur nella loro gravita, il male vero della prima Repubblica, scriveva il giornalista, ma la mancanza di coraggio e di innovazioni. Erano gli ingenui tempi della vicenda Lockeed.

Ottone concludeva: «Un Paese che ha disperato bisogno di innovazioni, quale l'Italia, deve esporsi con letizia a tutti i rischi di ciò che è nuovo, deve fare esperimenti con generosità ... per diventare occidentali, gli italiani devono diventare coraggiosi».

Il titolo di Capitan Coraggio riservato al Cavaliere era aderente alla realtà dei tempi e di totale rispetto per il dottor Silvio Berlusco-ni.

Come andrà a finire? Mi chiedi troppo, rispondevo all'amico: Non sono un profeta,

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ma sono fiducioso nelle italiche virtù. Si naviga a vista con fermezza e coraggio tra onde e scogli.

L'analisi dovrà andare oltre il nostro Paese. Gli straordinari cambiamenti di questi anni potrebbero risultare incredibili inezie e singolari mediocrità rispetto all'imprevedibi-lità degli scenari futuri. Le difficili esperienze dell'uomo planetario contemporaneo troveranno risposte e comprensioni universali? Il mio amico riceveva in quei giorni una lettera da un Paese lontano: «Nuos avons égalemant beaucoup de problèmes .... comme vous le voyez la vie n'est plus celle que vous aviez connue... ».

Quale sarà la vita nel 2000, fra appena milleottocento giorni, nell'anno del Giubileo?

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9 - PENSIONI

 

La riflessione sui massimi sistemi conviveva con la quotidianità dei problemi comuni e con il parapiglia dei «tetti» e delle «finestre» sulle pensioni.

L'inesauribile amico chiedeva concretezza.

I «tetti e «finestre» non erano per lui e per noi coperture e aperture di edifici, ma strumenti di gestione del futuro pensionistico nostro e dei figli.

Coloro che hanno maturato i 35 anni di anzianità, soggiungeva, avranno le cosiddette «finestre» per godere la sudata pensione, nel rispetto della scadenza del 1° maggio e 1° novembre correlate alle note combinazioni dei tetti di età, ben inteso, con tutte le riserve dovute agli emendamenti in corso.

Dopo i 40 anni di lavoro (per tutti) rimarranno invariate «le porte» scorrevoli per allegre libere uscite, con impercettibile variazione dei rendimenti dopo i provvidenziali

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interventi delle parti sociali e di Umberto Bossi capo della Lega, in flirt con i leaders dell'opposizione.

La riforma Amato del '92 e quella attuale, con correttivi emendamenti, sanatorie e scaglioni saranno metabolizzate con il ceno-ne di San Silvestro, ormai prossimo. Nel panettone di Natale era stato impastato per tutti il testo definitivo della manovra finanziaria a chiarimento di tutti i recenti equivoci, spazzati via dal capitano dopo gli «spontanei» incontri notturni con i sindacati.

Riforme istituzionali, giustizia e «blind trust» seguivano il loro iter separatamente: erano irrilevanti per la manovra economica e fiscale.

Il polo del Buon Governo e delle Libertà non avrebbe mai tradito i principii di giustizia, di libertà e di informazione.

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10 - AUGURI

 

La strada del risanamento era ormai avviata .... I due milioni di miliardi di debito pubblico non erano stati raggiunti, ma aumentava silenziosamente la sua velocità di crescita. Aumentavano il prodotto interno lordo e gli investimenti insieme alla cassa integrazione.

Il «tasso naturale» di disoccupazione restava costante. La prima fase del Buon Governo girava l'anno lasciando gli italiani con tante speranze e nella trepida attesa del «nuovo miracolo».

Con giustificato e ragionevole ottimismo brindavamo sereni all'arrivo del Nuovo Anno per la ritrovata fiducia e per la capacità «delle pietre di volta di un arco di sostenersi affiancate le une alle altre».

Con il nuovo anno gran parte dell'equipaggio preconizzava al Capitano una tranquilla navigazione nelle maestose acque ocea-niche fino al 2005.

Un drappello di marinai slegava le

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scialuppe di salvataggio all'apparire dei primi pericolosi flutti del 1995.

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INDICE

 

Introduzione    pag. 9

Presentazione    pag. 15

  1. - Parole d'estate    pag. 19
  2. - Calcio e giustizia    pag. 25
  3. - La RAI    pag. 37
  4. - Blind Trust    pag. 49
  5. - Risse, Filosofi, e Legalità    pag. 55
  6. - Nomine e spoliazioni    pag. 67
  7. - La Manovra    pag. 81
  8. - Come andrà a finire?    pag. 87
  1. - Pensioni    pag. 93
    10-Auguri    pag. 99

    107 Antonio Iadicicco – Capitan Coraggio …1994 –Ed. ERA-ANAGNI (FR)

8 commenti:

  1. Dopo 18 anni Silvio BERLUSCONI e Umberto BOSSI hanno lasciato la scena politica da "separati in casa " , ma saranno sempre sulla breccia per disgregare ancora il grande Paese Italia dove il bel SI suona , scriveva Dante Alighieri sperando nelle italiche virtù.Il detto milanese-bergamesco federalista ed illusionista non si è ancora accorto della profonda crisi crisi civile,sociale ed umana nella quale hanno condotto l'Italia e le nuove ed illuse generazioni !! Umberto Bossi e i suoi leghisti minacciano ora fiamme e fuochi contro il GOVERNO DEL POFESSOR MARIO MONTI : eppure è stato Ministro della REPUBBLICA ITALIANA fino al novembre 2011! La sua costante estetrnazione "minacciosa o goliardica ?? fino a quando contnuerà ? Viva l'Italia e il suo TRICOLORE che ha spesso vilipeso !

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  2. Capitan coraggio....ha deluso molto , italiani e stranieri come politico e parlamentare per 19 anni e Premier per oltre DIECI ANNI.Nel 1994 scrissi l'instant book "Capitan coraggio ." .Dpo 19 anni di grandi promesse per tutti da parte dell'ex Premier Berlusconi , ora si potrebbe scrivere un instant book da intitolare "Capitan bugiardo ... nella politica " , come tanti altri .

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  3. La politica italiana negli ultimi 20 anni è finita in uno stato confusionale con leggi ad personam e con il Porcellum che ha aggravato l'instablità con l'abnorme premio di maggioranza che la Corte Costituzionale ha " bocciato " in questi giorni . Sintono di una legge elettorale del tutto avulsa dai problemi quotidiani dei cittadini e dalla crisi economica e sociale che si è aggrvata negli ultimi cinque anni , . con tanti privilegi e vitalizi ancora "riservati" ai parlamentari e ai Consiglieri Regionali . Il Governo Monti ci ha tolti dal precipizio. Le alezioni politiche del febbraio 2013 non hanno espresso un netta maggioranza alla Camera e al Senato . Tanto è vero che il garante delle Istituzioni- IL PRESIDENTE GIORGIO NAPOLITANO rieletto per comune volontà del Parlamento nel 2013 - sentiti i partiti , come previsto dalla Costituzione , ha dato il benestare a fine aprile 2013 al Governo di ENRICO LETTA delle "larghe intese" sul quale tuttora sono fondate le speranze italiane per la ripresa economica e sociale e per le riforme prioritarie , tra le quali la nuova legge elettorale. Dopo 9 mesi di Governo Letta il risultati più evidenti sembrano la discesa dello SPREAD sotto i 200 punti e il calo dell'inflazione per la diminuizione dei consumi. Dopo 20 anni di illusioni è rinata, in questi mesi di "prova generale" per la stabilità ,la nuova FORZA ITALIA con gli stessi personaggi e lo stesso simbolo del 1994.
    Quale sarà il prossimo futuro di un grande e noto Paese democratico , come l'Italia, ricco di storia , di talenti , di bellezze artistiche e naturali , di imprenditori grandi ,medi e piccoli , di agricoltura e artiginato qualificato , con tanti giovani abbandonati al loro incerto destino lavorativo, senza un formazione flessibile alle esigenze globali del XXI secolo secolo ??

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  4. Milano , 4 aprile 2011
    .


    Caro Antonio Iadicicco,
    la ringrazio per avermi inviato il suo libro, che sto leggendo con attenzione. Non mi torna difficile essere d'accordo con lei, sui vari temi che tratta.
    Le voglio confessare che nel '94, quando si presentò Berlusconi sulla scena politica, votai per lui, chiudendomi occhi, orecchi, bocca e altro. Pensavo, come tanti italiani, che fosse l'unica persona in grado di fare (finalmente!) quelle riforme che l'Italia attendeva da decenni. Purtroppo, le riforme le ha fatte, ma ad uso proprio. Di quelle che interessavano al Paese, è partita solo la Riforma della Scuola e dell'Università, la riforma della giustizia è partita male, il federalismo è al palo e la riforma del fisco è rimasta nelle intenzioni. Di liberalismo non si parla più, mentre, nel frattempo, i nostri (si fa per dire) rappresentanti si stanno arricchendo in modo vergognoso e volgare.
    Nelle due ultime votazioni, mi sono astenuto e altrettanto farò nelle prossime, se non cambierà il quadro politico attuale.
    Non sono mai stato uno scrittore. A scuola me la cavavo con uno 6- in italiano, perchè alla mancanza di fantasia, supplivo con una corretta grammatica. Ho scelto la facolta di Economia, ma non mi sono laureato
    Dopo alcune esperienze, sono passato ad una multinazionale svizzera, dove ho trascorso 30 anni, percorrendo tutti i gradini, sino alla direzione generale per il sud-europa di una consociata italiana. Ora sono in pensione e, stranamente, mi è venuta la passione (mania?) di esternare il mio pensiero sui fatti quotidiani, inviando lettere a vari giornali.
    Oggi la Stampa di Torino pubblica una mia lettera sulla guerra civile in Costa D'Avorio e la stessa lettera è stata pubblicata ieri dal Corriere, a nome del mio portiere di Imperia (ho un appartamento a Sanremo).
    Come le ho accennato, il Corriere ha ricevuto una serie di reclami da parte di lettori, che non vedono mai le loro lettere pubblicate, mentre appaiono spesso "i soliti nomi", fra cui ci sarebbe il mio. Per ovviare a ciò, su suggerimento del Corriere, ricorro a pseudonimi e così accontento amici, che possono fregiarsi dall'apparire sul giornale.
    Le auguro una buona giornata.
    Attilio L.

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  5. Lessi con molto interesse questo libro molti anni fa. Ne avevo sentito parlare con favore e poichè all'epoca avevo la possibilità di contattare l'Autore gli ne chiesi spudoratamente una copia.
    Fui accontentato prontamente!
    La lettura è stata molto piacevole e portatrice di molti spunti di riflessione visto anche la grande esperienza professionale e unmana dell'Autore.
    Spero ora che a distanza di parecchi anni, libero dalle incombenze professionali e con lo sguardo rilassato e distaccato sui fatti avvenuti degli ultimi lustri, l'ottimo Antonio possa averte il tempo e la voglia di scriverne il seguito.
    Lo esorto in tal senso!
    Pietro

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    1. Grazie Pietro per il commento.. . Credo non sia facile scrivere il seguito . Potrebbe essere un romanzo giallo tutto da inventare per gli imprevisti possibili in Italia .Non è il mio campo preferito. Dall'ottimismo di venti anni fa , ora la politica italiana è diventata ancora più complessa e indecifrabile . Capitan ..coraggio sembra in apparente e lento declino dovuto anche alla condanna della Cassazione e alla consguente decandenza istituzionale.Nei fatti è sempre il vero ed indiscutibile LEADER di Forza Italia da 20 anni , la cui discesa in campo ricorre oggi 26 gennaio 2014..

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  6. Nel 2016 ed anni seguenti gli sbocchi politici italiani saranno imprevedibili con la legge elettorale Italicum . L'unica certezza sarà la pesenza in campo elettorale di FORZA ITALIA .Dopo 22 anni lo slogan elettorale inventato per la DC dalla brava Silvia Costa, sarà ancora in campo con l'intramontabile imprenditore Silvio Berlusconi.Tutti i partiti sono cambiati nel nome e con nuovi personaggi giovanili , meno uno : forza Italia.

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  7. CAPITAN CORAGGIO DL 1994 CONTINUA A IMPERVERSARE NELLA POLITICA ITALIANA ED EUROPEA ANCHE NEL 2018, dopo le elezioni italiane del 4 marzo 2018. Voleva TAJANI come Capo del NUOVO GOVERNO ITALIANO. LE RECENTI ELEZIONI del 4 marzo 2018 hanno sancito che i VITTORIOSI ELETTORLI SONO STATI I PENTASTELLATI. LA COALIZIONE DI DESTRA CON LA LEGA DI SALVINI , I FRATELLI d'ITALIA della MELONI e FORZA ITALIA di SILVIO BERLUSCONI dovrnno attendere 5 anni per tormare a PALAZZO CHIGI . Così hanno deciso gli elettori italiani. Questa è la DEMOCRAZIA PARLMENTARE NELLA REPUBBLICA LIBERA E DEMOCRATICA DEll'ITALIA.

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